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Caso Claps a Potenza, la Twin Peaks lucana

SCOMPARSE. Riaperta l'inchiesta sulla ragazza scomparsa il 12 settembre 1993. Quando ha incontrato, in Chiesa, un ragazzo strano, Danilo, che ama le ciocche.


Questa storia viene dalla città capoluogo di regione più alta dell’Italia peninsulare. Potenza è a 819 metri sul livello del mare ed la città più popolosa della Lucania, altrimenti detta, Basilicata. A differenza di Matera, che risente del carattere levantino e barocco della Puglia, Potenza è una città sobria, rigida, burocratica, finanche calvinista. A partire dagli anni 60 è stata ricoperta di cemento, dando vita al cosiddetto «sacco di Potenza», più volte denunciato soprattutto dagli intellettuali raccolti intorno a Leonardo Sacco, amico di Rocco Scotellaro, l'autore dell'Uva puttanella, collaboratore di Comunità e mitico direttore della rivista Basilicata. A Potenza non ci sono clochard, e il benessere impiegatizio e commerciale è abbastanza diffuso. È una città normale, insomma, punto di riferimento burocratico e universitario dell’intera provincia paesana.

Questa storia viene da decenni di silenzio. Io l'ho incrociata sulla strada per Potenza perché sono cresciuto nella sua provincia. La prima volta che ho messo piede in questa città fu durante la visita militare, all’inizio del 1994. Quel giorno, in caserma, toccava farsi visitare ai diciottenni del mio paese, Rotonda, e ai ragazzi di Pescopagano. Furono due giorni indimenticabili. Dormii con un mio compaesano in una squallida pensione – avevamo i soldi contati al centesimo. Per noi del paese, Potenza era lontana, era come Milano. Poi imparammo a dire che era «la più brutta città d’Italia» e, infine, morsi dai primi segni della stanchezza, iniziammo a dire che «in fondo è tranquilla, è sicura, non è poi così male». Qualcosa di simile a Twin Peaks, il telefilm di David Lynch che nei primissimi anni '90 gettò la mia generazione in un pozzo di domande inquientanti come il celebre tormentone: «Chi ha ucciso Laura Palmer?».

La storia che vi racconterò è di poco successiva a quegli anni. E non è fiction. Una storia che fa male, di cui si è occupato Chi l'ha visto?, senza venirne a capo. Oggi si deve riprovare a dipanare i fili di questa matassa, perché la polizia di Potenza ha riaperto l'inchiesta a seguito di una lettera anonima che apre nuovi scenari. Nuovi svilppi di cui daremo contro nelle prossime puntate.

Tutto inizia la sera dell’11 settembre del 1993. Quella sera una ragazza di sedici anni, Elisa Claps, nata nel 1977, riceve una telefonata. A chiamarla è Danilo Restivo, un ragazzo potentino di vent’anni. La vita di Elisa Claps, fino a quella sera, era tranquilla: andava al liceo classico, frequentava la chiesa, aveva gli amici, e si era lasciata da poco con il fidanzato. Una ragazza buona, ingenua, con il volto ancora paffuto e acceso di adolescente spensierata. Danilo Restivo, invece, era un ragazzo strano e problematico. A quattordici anni era stato denunciato perché aveva legato e seviziato nel cortile della Biblioteca nazionale di Potenza due giovanissimi ragazzi, ferendoli con il coltello. Soprannominato «il parrucchiere», perché ha il vizio di tagliare ciocche di capelli a ragazze ignare del suo rito.

Da un po’ di tempo, Danilo Restivo provava ad avvicinare Elisa, ma senza successo, perché Elisa non era interessata a quei corteggiamenti. Però quella sera, al telefono, Danilo riesce a strappare a Elisa una promessa; la promessa, cioè, di poterla vedere alle 11.30 del giorno dopo, 12 settembre, in pieno centro, davanti alla chiesa della Trinità di via Pretoria. Elisa non aveva granché voglia di vederlo, Danilo, ma fu mossa a pietà, e quindi accettò con leggerezza l’appuntamento.

Il giorno dopo, che era una domenica, Elisa doveva tornare a casa alle 12.30, perché insieme al padre Antonio, la madre Filomena, i fratelli Gildo e Luciano e all’amica Eliana De Cillis, doveva andare fuori Potenza a mangiare in campagna. Intorno alle 11 del 12 settembre Elisa esce con Eliana e si dirige verso via Pretoria, ma siccome Elisa deve incontrare Danilo Restivo, le due ragazze si separano, e si danno appuntamento per le 12.15 presso le cabine telefoniche di piazza Prefettura. Cosa fa Eliana in quell’ora di vuoto? Dice di aver telefonato al suo fidanzato, Francesco Urciuoli, residente a Potenza, curioso personaggio ossianico. Peccato che quel fine settimana Urciuoli fosse in vacanza fuori Potenza. E poi? Poi una serie di cose un po’ balbettate – e molta, molta confusione. Intanto Elisa va all’appuntamento con Danilo Restivo, e da quel momento della giovane ragazza potentina non si saprà più nulla. Scomparsa nel nulla.

Eliana attende Elisa fino alle 12.50. Poi, spazientita, si dirige verso casa Claps in via Mazzini 69. Citofona e chiede di Elisa. Tutti i familiari cadono dalle nuvole, e le dicono: «Siete andate in chiesa insieme. Pensavamo che sareste ritornate insieme». Allora Gildo, il fratello di Elisa, dice a Eliana di tornare in piazza Prefettura, perché magari nel frattempo è ritornata. Eliana sale in piazza, ma in piazza non c’è nessuno. Elisa è proprio scomparsa.

La famiglia Claps inizia ad agitarsi. Gildo, il fratello di Elisa – che all’epoca aveva ventiquattro anni, essendo nato nel 1969 – scende sotto casa alle 13.30 e rimane per strada in attesa della sorella per circa mezz’ora. Poi decide di andare a via Pretoria insieme a un amico, ma di Elisa nessuna traccia. A quel punto intravede Eliana che parla da una cabina pubblica: sta parlando con Angelica Abbruzzese, sua amica e amica del cuore di Elisa. Le sta dicendo che ha avuto un contrattempo con Elisa e le chiede se fosse disponibile ad andarla a prendere. Gildo le chiede notizie. A quel punto Eliana è costretta a confessare che quella mattina lei ed Elisa non sono andate a messa, perché Elisa aveva un appuntamento con Danilo Restivo.

Angelica, Eliana e Gildo vanno a casa Claps. Sono preoccupati. Aspettano con ansia che Elisa telefoni, almeno questo. Ma il telefono rimane muto. A quel punto telefonano a Danilo, e gli chiedono spiegazioni. Danilo conferma di essersi visto con Elisa in chiesa, e di aver parlato con lei. Ma racconta pure che dopo quel colloquio Elisa è uscita dalla chiesa da sola, mentre lui è rimasto a pregare ancora un po’ da solo. Prima di chiudere la telefonata, Danilo ci tiene a sottolineare una cosa: rientrando a casa, presso i cantieri delle scale mobili, si è ferito a una mano. Un dettaglio che, vedremo in seguito, sarà di estrema importanza.

Potenza, in quegli anni, era un cantiere aperto. Si respirava l’odore del cemento. Facile era appartarsi, in specie nel fine settimana, tra i varchi dei cantieri disadorni e deserti. La città si stava togliendo di dosso definitivamente le rovine e le croste del terremoto del 1980.

Le ore passano e di Elisa nessuna notizia. E qui Elisa Claps cambia natura. Da corpo vivo si trasforma in fantasma, perché più persone dichiarano di averla vista a Potenza anche nelle ore successive alla scomparsa. È il caso di Giuseppe Carlone, vicino di casa dei Claps, che dichiara di aver visto Elisa alle 13.40 davanti al cinema Ariston di via IV novembre, a pochi passa da via Mazzini. Ma la sua testimonianza è smentita dallo stesso Gildo, che piantona quella zona dalle 13.30 alle 13.50. Un certo Massimiliano Carlucci, poi, sostiene di aver visto Elisa uscire dalla chiesa alle 12.45. Adelaide Masella, infine, amica di Eliana e di Elisa, sostiene – senza risparmiare particolari – di aver visto le due ragazze alle 12.50, addirittura in via Mazzini. Qualcuno mente. Ma chi? E perché?

Alle otto di sera l’intera città di Potenza è tappezzata di manifesti che annunciano la scomparsa di Elisa Claps. Nessuno poteva ancora immaginarlo, ma quella scomparsa e quella data – 12 settembre 1993 – sarebbe stata una delle pagine più nere della storia della città. Ancora oggi, a sedici anni di distanza, Potenza si chiede in quale vicolo, in quale strada, in quale casa sia nascosto quel buco nero vorace dove Elisa è stata risucchiata.

C'è una strada che porta a Bournemouth, nel Dorset, sud dell'Inghilterra. Nel 2002 fu trovata morta e seviziata Heather Barnett, una donna con due ciocche di capelli in mano. Restivo abitava a pochi metri dalla casa di questa donna. Si è sempre dichiarato innocente. Ma la ciocca sembra una firma. Sua o della maldicenza di Potenza. Un segno che pare gemellare, nel segno del giallo, la città inglese e Potenza, da cui si deve ripartire. Per non dimenticare Elisa e lasciare accesa la speranza di sapere che fine ha fatto.

di Andrea Di Consoli

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